Attenzione! Allarme acqua: scopri dove si nascondono le tossine pericolose

L’accesso all’acqua potabile è un vero e proprio progresso fondamentale del contesto civile, anche se non sempre ciò che ci sembra sufficientemente puro e genuino lo è allo stato attuale: come evidenziato da una serie di ricerche ed ispezioni che riguardano l’acqua in Italia, diverse tossine sono emerse tra le forme di rilevamento.

Acqua potabile?

L’acqua presa in esame è naturalmente la variante che “scorre” dai rubinetti della maggior parte delle abitazioni, specialmente quelle presenti in contesti urbani. A partire da quella “usata” che viene mano a mano filtrata e disposta in alcuni casi per il nuovo utilizzo, gran parte della variante che viene identificata come potabile deriva da falde acqifere oppure torrenti, fiumi e sorgenti.

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Attraverso impianti di depurazione strutturati quest’acqua viene resa effettivamente potabile quindi utilizzabile per il consumo umano tradizionale , dapprima attraverso il filtraggio e poi in seguito il tutto viene sottoposto all’immissione di alcuni elementi chimici che eliminano la maggior parte dei batteri potenzialmente anche molto pericolosi per la salute.

Elementi di trattamenti chimici e biologici che però, come rilevato da una recente ricerca portata avanti anche da Greenpeace, che ha ispezionato oltre 250 campioni in buona parte delle regioni italiane, prendendo ad esempio anche i risultati su vari anni, sono però abbastanza preoccupanti in merito alla presenza di alcuni elementi.

Tossine pericolose

Ciò che emerso in quasi l’80 % dei campioni evidenziati hanno presentato delle tracce di perfluoroalchilitiche, chiamate spesso semplicemente PFAS che raccolgono una serie di composti chimici spesso impiegati anche largamente dalla specie umana per la produzione di numerosi oggetti ma che si trovano in quanità minori anche nel suolo.

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I PFAS non sono ancora regolamentati in modo stringente dalle procedure di sicurezza relative all’acqua potabile ma secondo indiscrezioni nuove normative europee porteranno l’obbligo anche nel nostro paese a restare entro certi limiti precisi in questo senso. L’effetto di questi composti chimici spesso residui è stato già dimostrato come negativo.

Elementi del genere sono presenti almeno dalla metà del XX secolo in numerosi oggetti come imballi, impermeabili, ma anche rivestimenti ad esempio di stoviglie e pentole come quelli antiaderenti oltre a costituire esempi di “scarto” della lavorazione di metalli e materie organiche oltre che di natura fossile ad esempio il petrolio.

Gli effetti dei PFAS

Gli effetti negativi di queste sostanze, che essendo di natura non organica non possono essere smaltite attraverso il naturale processo di filtraggio, sono stati già dimostrati ed impattano ancor prima che sugli esseri umani, sull’intero ecosistema, influenzando la catena alimentare in quanto impattano in modo notevole sugli animali che poi sono anche consumati dagli esseri umani.

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Sono solo parzialmente assorbiti dal sistema linfatico e da quello immunitario, l’esposizione a livelli elevati di PFAS è ancora oggi molto dibattutto, si tratta però in ogni caso di sostanze che non sono salutari e che possono compromettere le difese immunitarie ma anche i livelli di pressione arteriosa e quindi la circolazione.

Esistono già in particolari contesti delle forme di limitazione entro certe soglie di questi elementi che sono mobili e quindi tendono a passare da un contesto all’altro con rapidità: molti prodotti moderni infatti ne sono privi, tuttavia quasi un secolo di produzione di oggettistica rende oggi la gestione di questi elementi problematici.

I rimedi

Come già detto, queste tossine sono state rilevate in quantità comunque diverse anche nelle acque potabili che poi finiscono nel nostro corpo attraverso l’utilizzo tramite il rubinetto, in particolare le località del nord Italia sono particolarmente colpite da questo punto di vista. Le normative saranno più stringenti e questo porterà gradualmente ad alcune novità.

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Oltre all’implementazione di nuovi filtri e sistemi di depurazione per l’acqua già presenti nelle falde acquifere, esistono nuovi reagenti che sono parzialmente già impiegati per rendere l’acqua da consumo decisamente sterile e quindi inerte, senza la presenza di questi elementi che possono richiedere anche secoli per essere smaltiti naturalmente.

Le normative europee vanno a regolamentare (e saranno ancora più stringeni in futuro), e questo avverrà anche in Italia, la presenza in fase di produzione e sviluppo di scarti contenenti PFAS entro certe soglie, in quanto l’organismo umano può gestirne senza impattare in effetti negativi per la salute entro quantità molto ridotte.

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