
La tassa automobilistica, comunemente chiamata bollo auto, è un tributo regionale obbligatorio che interessa tutti i proprietari di autoveicoli. Nonostante sia spesso oggetto di critiche e lamentele, il suo pagamento è previsto dalla legge. Tuttavia, alcune dinamiche legate a questa imposta sono destinate a cambiare. Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta e cosa potrebbe accadere.
Bollo auto: come funziona?
Il bollo auto, come è noto, è legato al semplice possesso del veicolo, senza alcuna distinzione tra auto in circolazione o ferme. Questo significa che il tributo va pagato comunque. Le scadenze principali per il bollo sono generalmente fissate ad aprile, agosto o dicembre, e il pagamento deve avvenire entro il mese successivo alla data di scadenza prevista.

Di conseguenza, per il 2025, il pagamento del bollo auto dovrà essere effettuato entro il 31 maggio, il 30 settembre o il 31 gennaio 2026, a seconda della propria scadenza specifica. Questo dettaglio è fondamentale per organizzare con precisione i pagamenti, evitando ritardi, sanzioni o interessi aggiuntivi che potrebbero derivare da eventuali dimenticanze.
Il versamento del bollo auto avviene al PRA, il Pubblico Registro Automobilistico. Tuttavia, in caso di passaggio di proprietà, la gestione del pagamento può cambiare. È fondamentale considerare alcuni aspetti specifici, come il momento esatto del trasferimento e chi risulta intestatario al momento della scadenza, perché questi elementi possono influire sull’obbligo di pagamento.
Bollo e passaggio di proprietà: cosa succede?
In caso di passaggio di proprietà tra privati, il pagamento del bollo auto rimane a carico del proprietario del veicolo fino alla data di scadenza dell’imposta. Pertanto, se al momento del trasferimento il bollo precedente risulta scaduto, è il vecchio proprietario a dover saldare l’importo dovuto, prima di completare correttamente la procedura di vendita.

Il bollo successivo, con scadenza successiva al completamento del passaggio di proprietà, spetta all’acquirente. È il nuovo proprietario che deve occuparsi del pagamento dell’imposta, assumendosi l’intera responsabilità. Mantenere in regola la posizione evita l’applicazione di sanzioni, interessi o altre complicazioni amministrative che potrebbero sorgere a causa di un eventuale mancato versamento.
Tuttavia, venditore e acquirente possono accordarsi per una ripartizione della somma, stabilendo ad esempio il rimborso dell’ultimo bollo già pagato oppure esonerando il nuovo proprietario dal pagamento del bollo successivo. In genere, queste situazioni vengono risolte con un’intesa tra le parti, evitando così discussioni o malintesi successivi alla vendita del veicolo.
Quanto costa il passaggio di proprietà?
Il pagamento è generalmente a carico dell’acquirente, che deve recarsi presso uno sportello telematico dell’automobilista, agli uffici della Motorizzazione o presso una delegazione ACI per avviare la pratica. Oltre a completare le formalità burocratiche, l’acquirente dovrà affrontare anche alcuni costi, legati sia alla gestione amministrativa sia all’aggiornamento dei documenti.

Il costo fisso ammonta a 85,2 euro e copre diverse voci: la quota destinata all’ACI, l’imposta di bollo per la presentazione dell’atto al PRA, l’imposta di bollo per il rilascio del nuovo documento unico di circolazione e i diritti di motorizzazione. Tuttavia, oltre a questa somma base, potrebbero esserci ulteriori spese da considerare in casi particolari.
A tale importo si aggiunge l’imposta provinciale per la motorizzazione, il cui valore varia in base alla potenza del veicolo, alla provincia di immatricolazione e alla regione di residenza del nuovo proprietario. Solo dopo aver considerato tutti questi elementi si può procedere al calcolo finale dell’importo complessivo da versare per completare correttamente la pratica.
Cosa succede se si paga il bollo in ritardo
In caso di ritardo nel pagamento del bollo, si incorre nell’applicazione di interessi e sanzioni, con un conseguente aumento dell’importo totale da versare. Tuttavia, è possibile regolarizzare la propria posizione utilizzando il ravvedimento operoso, un sistema che permette al contribuente di pagare in ritardo, beneficiando di una sanzione ridotta rispetto a quella ordinaria.

Se il pagamento viene omesso o non effettuato, le sanzioni saranno più contenute se si interviene tempestivamente. Questo consente di evitare accertamenti da parte delle Forze dell’Ordine e dell’Agenzia delle Entrate. Al contrario, se non si regolarizza la situazione, si rischia di incorrere in problematiche ben più serie, sia dal punto di vista legale che economico.
Il calcolo delle sanzioni e degli interessi di mora dipende dalla durata del ritardo nel pagamento. Superati i tre anni di mancato versamento, si rischia un accertamento da parte dell’autorità competente. In questi casi, è possibile ricevere una cartella esattoriale, che dovrà essere saldata entro sessanta giorni dalla notifica. Se il pagamento non avviene entro questo termine, la mora aumenterà ulteriormente.